Ha voluto che le sue spoglie tornassero a Rivalta, la città a cui è sempre rimasta legata, nonostante i tanti anni trascorsi lontano da Torino e dal Piemonte. Maria Eugenia Camosso, anatomopatologa e insegnante di anatomia umana all’università di Bari, da lunedì mattina riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Rivalta. Ad attendere l’arrivo del feretro dalla Puglia l’assessore Nicola Lentini in rappresentanza dell’amministrazione comunale e una delegazione dell’ANPI.
Maria Eugenia Camosso era nata a Torino il 31 dicembre del 1920 e dopo la laurea in matematica, all’inizio degli anni Cinquanta, si era trasferita a Bari diventando assistente universitaria del professor Rodolfo Amprino, direttore dell’Istituto di Anatomia Umana. Insieme si dedicano allo studio dell’embriologia e svolgono ricerche – innovative e originali per quegli anni – sull’accrescimento e sull’invecchiamento dei tessuti.
La sua è stata una vera vocazione, per la ricerca e l’insegnamento, in un ambito accademico nel quale ha saputo farsi spazio con determinazione e volontà. Già nel 1956 Rodolfo Amprino si augurava in una lettera al collega Giuseppe Levi dell’università di Torino che Maria Eugenia Camosso riuscisse a ottenere il posto di assistente «come riconoscimento della infaticabile ed intelligente attività che svolge».
Un’attività che ha lasciato un segno nell’ateneo barese, al punto che proprio il preside della Facoltà di Medicina di Bari Loreto Gesualdo, parlando del professor Amprino e della professoressa Camosso, ha avuto modo di ricordare che «entrambi ti facevano innamorare quando li ascoltavi, ma anche sgobbare da matti».
Una vita vissuta lontano da Rivalta senza però aver mai dimenticato quello che negli anni della gioventù era il paese delle vacanze estive. A Rivalta la famiglia Camosso aveva infatti una casa al numero 49 di via Giuseppe Griva, alle spalle del nucleo del centro storico, “buen ritiro” dalla residenza torinese di via Alfieri.
Affetto per Rivalta che Maria Eugenia condivideva con il fratello Emilio. Un affetto ricambiato, perché a lui Rivalta ha intitolato la piazza davanti alla chiesa dei Santi Pietro e Andrea.
Emilio Camosso, anche lui nato a Torino e di tre anni più giovane della sorella, è stato partigiano ed è caduto l’8 marzo del 1944 in uno scontro a fuoco con i soldati tedeschi. Studente universitario al Politecnico, tenente del Regio Esercito, dopo l’8 settembre del 1943 Emilio si rifugia proprio a Rivalta per sfuggire ai rastrellamenti e decide di aderire alla Resistenza. Entrato a far parte della formazione Gran Dubbione diventa presto comandante e viene ucciso durante un’azione al deposito della stazione ferroviaria di None.
Due fratelli, i Camosso, che seppure in tempi e in circostanze molto diverse rappresentano momenti significativi della storia di Rivalta. Un legame rinnovato dal gesto semplice ma carico di sentimento che proprio Maria Eugenia ha voluto compiere, chiedendo di essere accompagnata per l’ultimo viaggio della sua vita proprio a Rivalta.