Il calcio a Tetti Francesi nasceva cinquant’anni fa, l’11 settembre del 1971. Da quel lontano sabato pomeriggio è passato ormai mezzo secolo e sono cambiati presidenti, allenatori, giocatori. È cambiato perfino il campo, diventato ormai un vero impianto sportivo intorno al quale gravita tutto il quartiere, anche lui molto diverso da come era negli Anni Settanta.
Quello che non è mai cambiato, però, è l’attaccamento alla squadra e ai valori che esprime, non solo quando gioca a pallone. Un sentimento di appartenenza ribadito in occasione della festa che la società ha organizzato il 23 ottobre al Centro sociale di Tetti, per una sera colorato di giallo e di blu.
A soffiare sulle cinquanta candeline almeno tre generazioni di calciatori, accompagnati dai dirigenti di ieri e di oggi, tutti emozionati per la tanta strada percorsa e i risultati raggiunti. Il Tetti Francesi ha mosso infatti i primi passi in un contesto sociale caratterizzato da difficoltà e contraddizioni, tipiche delle cittadine della prima cintura di Torino. Giocare a pallone, per molti ragazzi, ha rappresentato un’occasione per crescere con valori nuovi e se oggi nel quartiere si avverte un forte senso di comunità lo si deve anche a chi in quei primi anni ha creduto che il calcio potesse diventare un valido strumento di aggregazione.
È forse proprio questa la “ricetta” che ha permesso alla società di tagliare il traguardo dei cinquant’anni: il progetto-Tetti è fatto di piccoli successi, di salvezze insperate e promozioni che hanno dell’incredibile, come con l’approdo in Prima Categoria del 2001, rimasto indelebile nella memoria di molti. Soprattutto perché dieci giocatori su undici di quella squadra arrivavano tutti da Rivalta, a testimonianza di quanto (allora come oggi) fosse inclusiva l’esperienza calcistica.
E siccome squadra che vince non si cambia la società si candida anche nei prossimi cinquant’anni a essere sempre più punto di riferimento per il quartiere e per la città, investendo risorse e idee per rendere il calcio e l’attività sportiva veramente per tutti, senza lasciare indietro nessuno.