Le regole di prevenzione e le misure di sicurezza contro il coronavirus valgono anche nelle strutture di accoglienza per i migranti. Sembra un’ovvietà, ma per evitare rischi di contagio -tra gli ospiti e tra gli operatori – il ministero degli Interni a inizio aprile ha dato disposizioni precise, con tanto di circolare (leggi QUI) che ricorda come debba essere assicurato «il rigoroso rispetto delle misure di contenimento previste a livello nazionale».
Chi è ospitato nei CAS ha dunque l’obbligo di rimanere all’interno delle strutture, un obbligo che vale anche per coloro che, con il passare delle settimane, hanno eventualmente perso il titolo per risiedervi. Migranti e richiedenti asilo devono essere informati sui rischi della diffusione del virus e sulle prescrizioni igieniche e sanitarie da adottare, compresa la necessità di mantenere una distanza di sicurezza tra persona e persona.
Regole che nel Centro di Accoglienza Straordinaria gestito dalla cooperativa Le Soleil nella struttura del Dojrone tutti gli ospiti hanno accolto di buon grado, a iniziare dal divieto di uscire dalla cascina. «Non ci sono stati problemi a far capire le necessità del momento – spiega Alessandro Richard, responsabile immigrazione della cooperativa – anche grazie agli operatori che hanno tenuto periodici incontri informativi per spiegare norme e prassi di comportamento».
Dei 36 ragazzi che risiedono al Dojrone solo tre hanno il permesso di uscire, quelli cioè che continuano anche in questi giorni a lavorare con un regolare contratto di assunzione. Sospesi, invece, tutti i tirocini. Una chiusura forzata che però non ha generato tensioni. Come tutti, anche chi risiede qui ha contatti con l’esterno, con amici e ospiti di altri CAS e i social permettono di mantenere vivo il legame con i Paesi di origine, «un modo – dice ancora Richard – per essere costantemente informati dell’evolvere della situazione».
Gli spazi della cascina, poi, aiutano a mantenere il distanziamento e a garantire un’attività fisica in sicurezza, grazie al campo da calcio interno e alla zona del porticato adibita a palestra. «Inoltre, tutti hanno i loro dispositivi di protezione individuale e gli ambienti vengono sanificati con regolarità» spiega sempre Alessandro Richard. Che aggiunge: «anche noi abbiamo dovuto adeguarci alle nuove disposizioni, gli operatori limitano la compresenza e tutto il lavoro viene svolto all’interno perché gli uffici con i quali normalmente ci interfacciamo, dalle questure alle Asl, sono chiusi al pubblico»
«La struttura del Dojrone fa parte della comunità rivaltese– ha detto il sindaco Nicola de Ruggiero dopo aver incontrato i responsabili del centro – ed era giusto testimoniare la nostra vicinanza a chi sta attraversando come tutti noi un momento di difficoltà» «Mi ha fatto piacere constatare il buono stato di salute degli ospiti e l’applicazione delle norme sanitarie e per questo non posso che ringraziare il personale della cooperativa».