di Amalia Neirotti
Pubblicato in acd Dorsica, «Donne che sanno volare», Pinerolo, Edizioni Hogwords, 2018
Pierluigi aveva recuperato una cartellina e aveva scritto in stampatello maiuscolo “OPERAZIONE CHATEAU”.
Troppe volte eravamo passati davanti alla cancellata del castello chiusa e ci eravamo domandati chi avrebbe potuto aiutarci ad aprirla. Almeno una volta, almeno per Città d’arte a porte aperte. L’avevo detto anche al microfono in Piazza Martiri, forte della fascia tricolore indossata, che avevamo il sogno di veder aprire il portone almeno una volta e di scoprire il parco e soprattutto cosa c’era dentro al castello.
Qualcuno di Rivalta lo sapeva già cosa c’era perché aveva fatto parte della cerchia ristretta di belle persone che avevano rapporti con i proprietari che ci abitavano da quarant’anni; altri perché vi avevano lavorato, e di lavoro da fare lì ce n’era davvero tanto; altri perché si erano intrufolati nel parco nascostamente per vivere meravigliose avventure epiche. Soprattutto maschi, ragazzini, perché noi femmine, ragazzine, purtroppo non eravamo coinvolte in giochi così interessanti.
Anche io c’ero stata, ospite di Carla, mia compagna delle elementari che essendo la figlia del giardiniere, abitava nelle scuderie del castello ed avevo visto suo padre al lavoro nella serra intento a curare le piantine che avrebbero abbellito il giardino.
Anche mia sorella anni dopo d’estate c’era stata per fare da baby sitter ai nipoti dei proprietari.
Ma nel 2003 la stragrande maggioranza dei Rivaltesi non ci aveva mai messo piede ed aveva coltivato nel suo cuore fantasie di cavalieri e principesse…forse anche di draghi.
Andati a vuoto alcuni contatti con i proprietari, mediati addirittura dal parroco, ci si stava rassegnando e la polvere si ammucchiava sulla cartellina.
Ma alla fine di settembre, sempre nel 2003, un mattino arriva in ufficio Paul, trafelato, a dirci che una grande foto del castello troneggia nella vetrina di una prestigiosa immobiliare torinese: il castello è in vendita.
E Paul non è uno qualsiasi, ma il presidente del Gruppo storico degli Orsini, uno che di certo sa portarti notizie vere e non rischia di confondere il nostro castello con quello di Rivalta Reggio Emilia o di Rivalta Bormida. Se dice che è in vendita il castello è perché è una cosa vera. Da cadere dalla seggiola per lo stupore.
Via la polvere dalla cartellina, Pierluigi dirigente finanziario raggiunto nel suo ufficio ed informato, messaggi agli assessori: parte l’OPERAZIONE CHATEAU.
Si scatena la fantasia della Giunta che a seconda delle deleghe assessorili immagina nel Castello un Museo dell’agricoltura, una vineria-piano bar-ristorante, esposizioni d’arte e mostre, concerti, la sede del CHEESE PRIDE -ovvero l’Orgoglio del tomino di Rivalta-, la sala per il Consiglio comunale e per cerimonie e matrimoni, la bottega dell’Alchimista del cioccolato date le eccellenze locali, la sede del prezioso Gruppo storico degli Orsini. Si abbozza addirittura un elenco di possibile finanziatori pubblici (Provincia, Regione, Unione europea) e privati (Fondazioni bancarie e altre, FIAT AVIO, -magari come sede di rappresentanza- visto che usano il Castello del Nove merli di Piossasco perché non usare il nostro?).
Insomma, si pensa che acquistare il castello possa essere una opportunità e si imposta il da farsi.
Primo passo: appuntamento con l’immobiliare per scoprire il prezzo. Ci riceve il presidente dell’immobiliare che ha incarico di vendita fino a giugno 2004. Il prezzo minimo di vendita è indicato in euro 3.870.000,00, quasi quattro milioni di euro, non certo bruscolini! Fa cenno ad altre offerte di privati che i proprietari trovano interessanti probabilmente più di quella di un ente pubblico.
Privati al posto del Comune nel Castello?
Forse per coloro che per quarantanni hanno abitato ed avuto cura del Castello, l’Ente pubblico non è stato visto come il soggetto capace di garantire cura e progetti seri per un edificio così prezioso. Non fosse stato questo il timore, la proposta di vendita forse sarebbe stata fatta subito al Comune che non vedeva l’ora di aprire proprio quel cancello e quel portone.
Ma, non tutto è perduto, perché la Legge ci soccorre.
Nel caso siano risolti i problemi economici (cioè, se si trovano i soldi necessari) gli acquirenti privati vengono dopo quelli pubblici quando il bene compravenduto è un edificio soggetto a vincolo dei beni culturali e ambientali. Questi requisiti il nostro Castello li ha e noi sappiamo che si può esercitare il diritto di prelazione e acquistarlo se lo Stato, la Regione e la Provincia, rinunceranno a farlo lasciando l’opportunità alla nostra Rivalta di Torino.
Per mettere un po’ le mani avanti e cautelarci, il 1 dicembre 2003 scriviamo al Soprintendente ai beni architettonici del Piemonte che, avendo saputo della vendita del Castello, intendiamo avvalerci del diritto di prelazione. Al presidente dell’immobiliare torinese, nonché padre di un famoso scrittore, facciamo sapere che faremo il possibile per non farci sfuggire un’opportunità così preziosa ed inaspettata.
Secondo passo, o meglio, sosta e meditazione visto il costo… Cosa ce ne facciamo di un castello visto che ci sono così tante cose da fare? Perché vogliamo complicarci la difficile vita di amministratori pubblici?
Un conto è quello che avevamo in mente con l’OPERAZIONE CHATEAU, farci un giretto ogni tanto con i proprietari disponibili ad aprirci il cancello e a farci vedere qualche salone, altro è trovare i soldi per acquistarlo e convincere Consiglio comunale e i Rivaltesi che ha un senso diventarne proprietari con tutto quello che ne consegue.
Come è normale in queste situazioni, consapevoli dei nostri limiti, ci siamo messi a studiare ed abbiamo lanciato un SOS agli esperti: cosa sarebbe successo al centro storico di Rivalta se il Castello fosse diventato di proprietà del Comune? Più gente, più commercio, più servizi? Quali vantaggi?
Avevamo la sensazione di una grande opportunità che si rafforzava davanti alla planimetria dei 395.000 mq del centro storico nella quale il castello con il suo parco interno alle mura occupava una porzione rilevante, fino a quel momento preclusa ai cittadini e che poteva invece essere un nuovo grande spazio vitale: 20.000 mq, suddivisi in 12.235 mq di un parco basso, in 6.100 mq di un parco interno alle mura più 4.000 mq di edifici tra il castello, la torre, la serra e le scuderie.
Tantissima roba.
Era finalmente l’occasione per aprire quella cancellata e quel portone trovando un grande giardino e spazi con mille anni di storia che diventavano un patrimonio di tutti, grandi e piccini. Non solo. Era un’opportunità per tirare su il morale al centro storico dove i negozi non giravano così bene e chi vi passava erano sostanzialmente solo i residenti. Un castello aperto al pubblico poteva fare la differenza.
Dati i costi del progetto era normale vi fossero dei dubbi ed era urgente la necessità di ampliare il numero di Rivaltesi e di esperti cui chiedere un parere.
Terzo passo: condividere il progetto con i consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza raccogliendo dubbi, proposte. Qualche forte opposizione, ma complessivamente maggiore il consenso. In contemporanea verifica della sostenibilità della spesa, ovvero comprendere se avremmo trovato le risorse economiche necessarie.
Quasi incredibile dire che il Patto di stabilità che per i miei dieci anni da sindaco è stato una palla al piede, è stato la bacchetta magica venuta in nostro soccorso: vietando di usare una parte consistente di bilancio per opere pubbliche e permettendo al contrario l’acquisto di un bene patrimoniale, ha consentito l’accumularsi degli euro necessari per l’acquisto.
La verifica fatta da Pierluigi indicava che in tre anni, stando all’andamento del nostro bilancio, avremmo potuto concludere il pagamento.
Una volta verificata sostenibilità economica, abbiamo incrementato i momenti di confronto con le associazioni e con i cittadini, purtroppo senza avere l’occasione di far vedere i locali e il parco, ma solo avendo in mano planimetrie e foto.
Quarto passo: incontro riservato mio e di Pierluigi con le proprietarie nel giardino del castello sotto la grande magnolia e prima visita dei locali. Grandi sale, soffitti in legno a cassettoni, caminetti, grande tavolo sormontato da un enorme lampadario nel primo salone, tappezzerie di stoffa alle pareti. Un cortiletto interno con pozzo e targa che ricorda la permanenza nel castello nel 1836 di Honoré De Balzac, lo scrittore francese di Papà Goriot e Il giglio nella valle.
Per me emozione e meraviglia.
Viene espresso qualche timore sulla cura che avremmo avuto di un luogo a loro così caro. Esponiamo le nostre intenzioni di massima e l’impegno alla tutela del bene nel caso l’operazione fosse andata in porto.
Quinto passo: visto che si tratta di un acquisto pubblico bisogna essere certi che il prezzo richiesto sia giusto, quindi è necessaria la stima di un esperto che valuti il valore di tutto nei minimi dettagli.
Le numerose pagine della perizia descrivono puntualmente i vari lotti della proprietà: l’edificio principale di tre piani fuori terra con manica aggiuntiva e cortiletto interno, il fabbricato ad uso stalle e magazzini, l’edificio a torre di origine medioevale, i bastioni, la cinta, le torri di accesso, la serra e le due grandi aree verdi.
L’esperto che stila la perizia descrive la difficoltà del suo incarico: con quali altri edifici puoi confrontarti? Quali parti puoi valutare come residenziali? che ipotesi puoi fare per possibilità di destinazioni alternative a quelle abitative?
Il lungo lavoro termina con l’indicazione di una cifra: “il valore di stima calcolato è euro 3.097.288,00 come prezzo massimo rappresentativo del complesso degli immobili in oggetto alle condizioni di cui allo stato attuale”.
Sesto passo: fatta la perizia, raggiunto un accordo con le proprietarie sulla cifra, si va in Consiglio comunale.
Dalla Delibera di consiglio del 26 novembre 2004.
“Prime notizie del Castello nel 1062, visibile l’antica fortificazione medioevale…, il castrum oltre che dimora era “cassetta di sicurezza per le cose preziosissime” tanto che gli abitanti del villaggio e delle campagne erano obbligati a immagazzinare dentro le mura del castello i prodotti della terra, specialmente il grano, dove era al sicuro in caso di aggressioni esterne o disaccheggiamenti. Gli stessi abitanti vi trovavano rifugio nei momenti di maggiore pericolo e quindi aveva la funzione di receptum. All’antica torre che permane ancora oggi, primo nucleo del castello, ne erano state aggiunte altre per dividere la proprietà traconsignori. La torre di entrata ospitava su sedili di pietra le sedute del Consiglio comunale. Le notizie storiche dimostrano ampiamente come il Castello costituisca il punto di riferimento inoppugnabile del centro storico di Rivalta… oltre che la vestigia storica, insieme con il Monastero, di gran lunga più importante dell’intero territorio comunale. Un tale ruolo dominante postula la disponibilità del bene da parte pubblica, tale che la cittadinanza possa, a vario titolo, fruire del bene stesso. Vista la perizia prodotta risulta un prezzo massimo di euro 3.097.288,00…si delibera di acquisire al patrimonio comunale il complesso del Castello degli Orsini al prezzo complessivo di euro 3.000.000.”
Il contratto di compravendita stabilirà che saranno versati in tre rate, l’ultima nel 2006 quando il Comune diventerà proprietario. Dal 2004 al 2006 vengono autorizzate solo visite, con tecnici e personale identificato, per rilievi, misurazioni e verifiche tecniche in genere.
Il Consiglio comunale approva a maggioranza: 18 consiglieri presenti, 15 voti a favore, 3 astenuti. Grandissima emozione! È la sera del 26 novembre 2004. Il giorno dopo tutto il Consiglio comunale entra per la prima volta nel Castello, ospite dei proprietari.
Settimo passo: verificare se altri oltre a noi intendono esercitare il diritto di prelazione e continuare a studiare. È arrivato il momento di scoprire quali intenzioni hanno gli altri Enti che possono per Legge acquistare il nostro Castello al posto nostro. Così si scrive allo Stato, alla Regione e alla Provincia chiedendo se pensano di farlo.
Nel mentre in tanti ci mettiamo al lavoro fin dalla primavera del 2005 per scegliere cosa fare del Castello; seguono diversi incontri allargati ai cittadini da cui di volta in volta emergono il desiderio di riappropriazione di un luogo fino ad allora privato ed un’aspettativa di uso prevalentemente pubblico, “il Castello dei cittadini”. Chiara anche la necessità di rendere il recupero economicamente sostenibile condividendolo con altre istituzioni e con investitori privati. Aspettativa condivisa è riportare il Castello di Rivalta ad essere un punto nodale del Centro storico, rendendolo un luogo da vivere e da apprezzare per la storia che testimonia.
Otteniamo addirittura 36.000 euro da un finanziamento regionale per studi di fattibilità, che ci permette una fase di studio guidata da esperti, da cui risulta preferibile per il futuro del Castello un mix di attività pubbliche, culturali e formative (a carico del Comune) ed attività private nel settore della ristorazione ed altri (a carico dei privati), rispetto ad ipotesi di struttura alberghiera di tipo misto o di edificio residenziale di tipo condominiale.
Per il nostro Castello si consolida l’idea di realizzare nell’edificio principale la nuova sede della biblioteca comunale, con sale per ricevimenti ed eventi di rappresentanza, una foresteria per attività speciali di formazione nella manica lunga, un ristorante nelle ex scuderie, un locale vineria nei sotterranei, un vivaio nella serra.
Gli spazi verrebbero così utilizzati nelle 24 ore da persone diverse per età, reddito, interessi, provenienza sociale e culturale rendendo davvero il Castello un edificio a servizio dei cittadini. Arriva anche il via libera alla prelazione per il Comune.
Ottavo passo: conquista del Castello. Dal Consiglio comunale del 2004 si arriva finalmente al rogito notarile il 24 maggio 2006 ed alla consegna delle chiavi o meglio, del mazzo di chiavi del Castello “conquistato” dal Comune.
Il 29 giugno 2006 apriamo il cancello e poi, sconvolgendo le aspettative, è con una piccola chiave di foggia antica che apriamo il portone.
Quante emozioni al primo ingresso da proprietari con assessori e dirigenti e poi con tutti i consiglieri e quante sorprese.
All’apertura del portone la scoperta di trovarsi davanti la più antica torre, percorrere i vialetti del giardino fino ad essa per entrare nella sala al pian terreno in cui la volta e le pareti rivelano degli affreschi; scoprire la balconata sul parco sottostante e la straordinaria quantità di alberi del giardino e del parco basso.
Entrare nell’edificio, nelle sale del piano terreno, con l’imponenza dello spessore delle mura, le volte in legno a cassettoni; attraversare le sale e stupirsi dei colori, dei materiali, del silenzio e del fresco. Raggiungere il cortiletto con la targa dedicata a Honoré De Balzac ed affreschi sulle mura; arrivare nella grande cucina attraverso una porta infilata a lato della cappa di un grande camino.
Salire al primo ed al secondo piano e di volta in volta aprire vetri ed ante per consentire alla luce di illuminare spazi per tutti noi fino ad allora ignoti. Arrivare al camminamento e dominare dall’alto uno sguardo sul verde degli alberi e sulle case di Rivalta che stanno all’intorno.
Scendere nei sotterranei attraverso la scala della cucina, fino ai locali tecnici, allo spazio della ghiacciaia con il grande buco ad imbuto nel pavimento, ai locali delle cantine; al corridoio sotto il fossato fino ad un’apertura ora murata, un tempo non lontano punto di ingresso nel Castello durante i bombardamenti.
Nono passo: “addomesticare il Castello”, ovvero come riuscire a far conoscere ai Rivaltesi il bene che ci eravamo assunti la responsabilità di acquistare per loro con i loro soldi.
Tra i primi invitati ad entrare vi sono gli abitanti nelle case del Centro storico limitrofe al Castello, e poi via via altri a piccoli gruppi, specie i dipendenti comunali e i volontari delle tante associazioni. Prevista solo la visita dei locali accessibili con condizioni di sicurezza ragionevoli. Con alcuni gruppi più attrezzati di scarpe da ginnastica e pile, ci siamo spinti a salire fino ai camminamenti e a scendere nei sotterranei.
Scendono in campo anche le Guide Storiche attive nel Comune che dal settembre 2006 al settembre 2007 accolgono circa 7.000 visitatori nel giardino e nelle sale auliche del piano terra nelle manifestazioni di “Città d’arte a porte aperte” e in poche altre occasioni: il nostro Castello, mai stato prima visitabile in quanto proprietà privata, diventa una novità di grande richiamo nel sistema dei Castelli piemontesi.
Decimo passo. Quasi un passo a due tra la vecchia e la nuova giunta, tra una donna assessore alla cultura e l’altra con la continuità dell’assessore all’urbanistica, donna pure lei, nel suo ruolo di promotrice strategica del Castello, senza dimenticare gli assessori ai lavori pubblici. Una squadra appassionata del Castello che ha avviato il prendersi cura dell’edificio e del verde con interventi destinati alla sicurezza e alla conservazione.
Primo intervento dell’elenco nel 2007 è dedicato al fissaggio degli affreschi della cappella nella torre, il bene di più alto pregio dal punto di vista storico artistico dell’intero castello. Nel 2008 il secondo per la verifica della salute delle piante del giardino e del parco per eventuali cure ed anche a tutela dell’incolumità dei visitatori.
Terzo intervento, dal novembre 2008 alla fine del 2009, è il rifacimento del tetto, opera che ha lasciato qualche segno indelebile sulle mie coronarie: a poche ore dal fine montaggio della gru del cantiere tra il muro del Castello e le ex scuderie si è rilevato un leggero cedimento di uno degli appoggi della base che, modificando le condizioni di sicurezza, ha determinato un possibile rischio di crollo. Panico.
Immediata allerta ed allontanamento degli abitanti nelle case a rischio. Messi al sicuro gli scolari della Scuola elementare Duchessa Anna D’Aosta. Carabinieri, Vigili del fuoco e Croce Bianca in campo a vigilare nell’area a rischio. Arrivo in più fasi di maxi camion della Ditta Calabrese, bravi a districarsi nelle strette vie del centro storico, per posare, montare e zavorrare una seconda gru che consentisse lo smontaggio della prima.
La suspence per l’operazione termina a notte fonda… La gru di servizio al cantiere viene rimontata all’interno del giardino.
Decimo passo: mentre si fanno i lavori si continua a progettare il futuro, cercando i finanziamenti necessari a partire da quelli per la nuova biblioteca. Finalmente il nostro progetto viene approvato e finanziato dall’Unione europea con 4 milioni di euro e prendono il via le varie gare pubbliche per realizzarlo.
Si gioca anche un’altra carta per favorire la conoscenza del Castello: le sale auliche del piano terreno diventano spazi che ospitano mostre di opere d’arte contemporanea accrescendo ed intrigando il contrasto tra le antiche mura e gli eventi espositivi dell’arte di oggi. Nel 2008 in occasione di “Città d’arte a porte aperte” entrano in Castello 8.000 visitatori per le opere di Bruno Martinazzi, Carlo Maria Maggia e la mostra collettiva “Ex voto” ed altri 2.500 nel 2009 per la mostra “La commedia umana di Balzac”. Ed altri ancora sono i partecipanti alle letture, ai concerti, alle visite guidate.
Il Castello piace, ci fanno i complimenti per l’acquisto, ci riempiamo di orgoglio.
Undicesimo passo. Nel 2012 finisco il mio secondo mandato da sindaco con la delibera di incarico all’impresa che realizzerà la biblioteca nel Castello, progetto cui abbiamo dedicato testa e cuore in tanti, con un difficile ed appassionante lavoro di squadra in cui non sono mancati litigi e brindisi. Un grande onore per me, nata a Rivalta in una casa a ridosso delle vecchie mura e prima donna sindaco.
Dodicesimo passo. È quello che farò entrando nella nuova biblioteca a ottobre di questo 2017. Le sale preparate per ospitarla le abbiamo già viste finite un anno fa. L’impresa ha lavorato bene, il risultato supera le aspettative.
Non vedo l’ora di vedere lo spazio destinato ai più piccoli e, soprattutto, le facce che faranno scoprendolo.
Mi piace pensare che tutti coloro che nei mille anni di storia hanno abitato nel Castello o nel ricetto, siano contenti dell’uso che abbiamo scelto di farne e sono profondamente grata a tutti coloro che negli anni ne hanno avuto cura ampliando i giardini, abbellendo le sale e facendolo conoscere.
Ho messo la cartellina con la scritta di Pierluigi Ropolo nello scaffale dei progetti che mi stanno a cuore.